Wednesday 16 April 2008

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Mi guardo attorno e non mi riconosco. Cerco qualcosa ma non so cosa. Una classe sociale? un'età? uno status? cerco qualcosa che mi somigli, qualcosa che mi faccia sentire parte di qualcosa. Lo cerco attorno a me, negli amici di sempre, in quelli che amici non lo sono mai stati e in quelli che in poco tempo lo stanno diventando. Lo cerco in gente che non ho mai visto ma che avidamente ascolto chiacchierare, attirato da un barlume di serenità che si rivela spesso il riflesso di un'apparenza abbagliante. Cerco, da un quarto di secolo ormai, ma non trovo un gruppo in cui io mi senta perfettamente a mio agio. E così guardo la persona, non più l'insieme. E vedo orecchie che si circondano di proprie simili per non sentire l'eco dei propri pochi pensieri nel vuoto che li riempie. E li sento lontani. Vedo occhi che sognavano e che ora guardano rassegnati la propria esistenza sconfitti dalla realtà. E li sento lontani, e li temo, anche. Vedo mani immerse nel dovere che determinate e concentrate puntano un obiettivo e lo raggiungono. Mani mai soddisfatte di sè e di chi le circonda, si ritrovano al buio ad asciugare lacrime piante nel freddo silenzio della loro sudata solitudine. Poi raramente vedo cuori, che sanno battere, nascondersi in mezzo alla mediocrità per paura della solitudine e per insicurezza o semplice pigrizia. E quei cuori ascoltano. Ascoltano battiti di altri cuori e sussultano se sentono un battito strano. E parlano, anche. Con alfabeti indecifrabili intrisi di emozioni, sorrisi, ironia e poche parole da pescare in fiumi di lettere. Raramente ho detto, però capita. Vorrei raccogliere quei battiti e scriverci un libro.

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